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IL CALCIO DEL COLLE Napolitano, Totti e gli Europei del 2016 Mentre Polizia e tifosi perdono la testa

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Messaggio  Marco Mar Mag 11, 2010 6:46 pm

pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 11 maggio 2010

articolo di OLIVIERO BEHA


"Da dove partiamo? Partiamo dal punto istituzionalmente più alto, cioè dal presidente Napolitano. E non per quello che ha detto di Totti e del suo “atto inconsulto”: parole dure, che hanno provocato prima la sacrosanta ironia di Marco Travaglio qui sulla presidenziale “gerarchia di preoccupazioni” e poi la reazione di Totti medesimo che ha ripreso a calciare, sì, ma la palla, prolungando quella che sembra un’agonia ma magari a sorpresa non lo sarà. Partiamo dalle sue considerazioni amare sul teppismo da stadio. È la prima carica dello Stato, il pallone è lo svago industriale precipuo del Paese, forse l’associazione di elementi porta a qualcosa. Vediamo. Domenica Genoa-Milan si è giocata a porte chiuse. Per gli incidenti. Ma non quelli di ieri l’altro, 9 di maggio, bensì quelli di 15 anni fa durante i quali morì accoltellato Vincenzo Spagnolo,tifoso del Genoa. Per la morte di “Spagna” venne sospeso quel turno di torneo. Sembrò francamente un livello di guardia, tanto da evidenziarlo rimandando la montagna di interessi collegati. Non è stato così. La morte dell’ispettore Raciti, tre anni fa, dopo Catania-Palermo (meno chiara di quel che sembra anche ora, dopo processo e condanne), di nuovo fece sospendere il torneo. E domenica Juventus-Parma, che si giocava a porte aperte, ha offerto lo spettacolo delle bombe carta degli ultras juventini contro gli sparuti tifosi avversari. Sospensione di qualche minuto, minacce di interrompere definitivamente la partita, Del Piero stemma vivente dell’ultima generazione Juve che cercava di calmare i suoi tifosi dicendo anche “ci sono dei bambini”. Male, a Torino. E male anche a Roma, nello stadio Olimpico per eccellenza (a proposito, smettiamo di denominare come “olimpici” impianti destinati piuttosto ai sacrifici tribali…), stadio colmo, ma con qualche poliziotto sconsiderato che nei paraggi puntava giovani inermi e scollegati dalla partita, come leggete in altra parte del giornale. Sono saltati i nervi un po’ a tutti, ormai, ma come è ovvio mettere sullo stesso piano i “nervi” dei teppisti e quelli della polizia mi pare il segno di un precipizio inarrestabile. E i casi di comportamenti “esagerati” e “neurodelirici” da parte dei controllori del nostro ordine pubblico pare si sprechino. Ma torniamo a Napolitano.

Immagino sappia che la politica, e la politica sportiva, puntano a ospitare gli Europei del 2016, dopo aver ingloriosamente perso la candidatura dietro Polonia e Ucraina per il 2012. C’è il rischio che riperdano, dietro la Francia di Platini. Fin qui giustamente il presidente, ma della Repubblica, può eccepire “affari loro”, anche se una doppia brutta figura internazionale come paese ospitante, e non della Fiera del Mobile ma di un Evento Rotondolatrico, non gioverebbe in assoluto all’immagine italiana. Il punto è che dietro questa candidatura c’è una forzatura per far passare in Parlamento la legge sugli stadi, ripetutamente calendarizzata e de-calendarizzata. Il pretesto degli Europei spinge in questa direzione.

È qui che il presidente Napolitano potrebbe fare qualcosa. Per esempio informarsi se davvero c’è bisogno di nuovi stadi, se non siano semplicemente uno specchietto per le allodole “palazzinare” che in deroga costruirebbero dove oggi non si può, se un calcio da rifondare come il nostro – cosa che Lui stesso nota… – possa ricominciare dall’ennesima speculazione invece che dalla semina giovanile ecc. Sono temi che, anche se fuori da Totti e da tutti, potrebbero forse incuriosirlo se ha (come ha) a cuore il bene del Paese. Basterebbe che Lui dicesse urbi et orbi “sì, mi sono documentato e credo che Europei e nuovi stadi sarebbero la nostra fortuna”.

Oppure naturalmente anche (e magari) “no, dopo attenta analisi vi dico che le priorità del Paese e del calcio stesso sono altre”. Ma non mi rimanga a basculare, presidente, non mi basculi, basculano già in tanti, in troppi, e magari a cose fatte dopo aver tanto basculato (cfr. Bertolaso e i suoi sui Mondiali di nuoto…) sono costretti a rinculare. Non le sembra materia di grande interesse? La riguarda? Non la riguarda? Riguarda solo Totti oppure tutti? Nel frattempo finisce la stagione, con lo scudetto domenica (e la Champions per Samp o Palermo) e la finale europea sei giorni dopo. Vedremo. Intanto vediamo l’Atalanta in B e la frase più sensata in circolazione è di Codrea, un giocatore romeno del Siena, già giù: “Siamo retrocessi e non morti, calma…”.

E la Nazionale pre Mondiali è alle porte. Solo che tra i papabili sembrano assai più numerosi quelli fuori condizione, a man bassa nella Juventus, di quelli in palla, come il solito Totò ma Di Natale, afflitto finora dalla clubbite acuta, gioca bene nell’Udinese o dove sia ma non altrettanto in azzurro. E la squadra più forte, l’Inter, ha solo Balotelli tra gli italiani… E poi uno dice che i Mondiali sono a rischio… Come è a rischio tutta la vicenda di Calciopoli. Per non ripetermi, non passare per difensore né di Moggi né di nessuno e ribadire che ne vorrei semplicemente sapere di più dalla magistratura giudicante in azione a Napoli batto su un altro tasto, dopo aver pensato, detto e scritto montagne di critiche e sospetti sulla giustizia sportiva “naturali  ter”deformata.Come sapete, il baricentro che si sta spostando dalle accuse al solo Moggi come capocosca all’intiero potere dei club italiani e quindi al collegamento con i vertici istituzionali del pallone, suscita proteste. Del tipo “ora si stanno trasformando i colpevoli in vittime”.

Precisiamo: non è così, basta provare le accuse e la giustizia sportiva – attraverso le intercettazioni parziali di allora – non lo ha fatto o lo ha fatto solo di risulta. Mentre quella penale ha cominciato ad assolvere una prima tornata di arbitri, ossia la materia prima addebitata a Moggi. Ma c’è anche chi dice che “si stanno trasformando le vittime in colpevoli”. E questo è interessante: torniamo al tasto, quello di Bobo Vieri. Battiamolo insieme. Nel novembre 2009 Vieri, che ha fatto causa a Moratti perché lo aveva fatto spiare telefonicamente dalla security di Tavaroli & C., lasciando il calcio giocato ha detto testualmente: “A noi giocatori l’Inter ha imposto un patto di riservatezza, un contratto con la clausola che ci impegnava a non rivelare il piano Moratti-Telecom per far fuori le altre società che in quel momento stavano vincendo tutto. Io venivo pagato al 70% dall’Inter e al 30% dalla Telecom per la quale ho assunto un impegno pubblicitario. Il fatto d’essere stato spiato mi ha convinto a violare quel patto. Sono disponibile a mostrare il documento in questione”.

Ora, se fosse una confidenza del Bobo scapestrato che conosciamo o conoscevamo, sarebbe smentibile. Ma l’ha detto ai magistrati, in Procura. L’ha confermato il suo avvocato, Danilo Buongiorno. Vieri e Tavaroli saranno presto in aula a Napoli come testi. Quindi o è falsa testimonianza e Vieri si è inventato tutto, documentocompreso, o i guai per Moratti stanno per cominciare adesso (Tronchetti Provera come è noto ha una specie di “legittimo impedimento” a rispondere di tutto ciò, è soltanto un testimone della vicenda Telecom… un po’ come Carraro in Calciopoli…). Altro che scudetto di cartone del 2006, di cui solo ieri la nuova Juventus di Andrea Agnelli, un po’ scalcagnata e con gli ultras di cui sopra, ha chiesto la revoca alla Federcalcio: non siamo alla fine dei giochi, come ci han fatto credere per quattro anni, siamo ai giochi della fine. Altro che Europei. Prima un bel po’ di ramazza, dovunque ci sia spazzatura."
o.b.



Marco

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