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Calcio e valori

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Messaggio  Marco Mar Apr 05, 2011 4:29 am

Questo ennesimo esonero di Zamparini (per arroganza?, presunzione?), che caccia Cosmi e richiama Delio Rossi, dopo aver preso a male parole entrambi: ma mancano ancora sette giornate, ha tutto il tempo Zamparini per decidere che allenatore licenziare (dopo averlo assunto) e richiamare (dopo averlo allontanato). Queste freccette su un giovane della Primavera lanciate da Balotelli (per noia?, stupidità?), ennesima buffonata di cui ormai ci ha abituato il giovane: multa di 120mila euro, che poi sarebbe una settimana di stipendio, per lui, da paragonare a scelta con quella di un qualsiasi altro ventenne al primo impiego, magari precario, o un operaio che fa il turno di notte in acciaieria. Questo cazzotto di De Laurentiis a Lotito (per esasperazione?, nervi tesi?), vissuta dalla stampa come se fosse la normalità: questione di soldi, e della tabella di Lotito sulla divisione di 200 milioni di euro in base al bacino di utenza di ogni squadra di calcio. Questa maglietta tolta in campo da Cassano (per spocchia?, fanculismo?), senza nemmeno avere una sottomaglia da mostrare: neanche il guizzo che era venuto a Maoulida, l'attaccante del Lens, che mostra un nastro di stoffa, preso da sotto la maglia, con le dediche dei suoi gol, ai familiari, ai parenti, agli allenatori, ai compagni di squadra infortunati, agli amici, e spesso ai suoi tifosi dell'isola di Mayotte di cui è originario. Così, sempre. Da una parte, loro. Questi qui. Gli uomini del calcio, i veri uomini del calcio. Che vengono sempre esaltati, e sottoscritti, osannati, e riveriti. Quelli che poi te li ritrovi su tutti i giornali; che tengono da soli in piedi buona parte dei dibattiti televisivi; quelli di cui senti parlare nei bar, nelle radio, ai telefonini dalle persone per strada. Ma che fanno disamorare di questo sport, tutti quelli che lo seguono con passione, i divoratori di sentimenti, i romantici del calcio. Dall'altra parte, gli altri. I silenziosi. I discreti. Gli eleganti. I bravi. I bravi, che nel nostro paese si aspettano ancora di essere premiati. I bravi, che non alzano mai la voce, rimangono composti, difficile sentirli parlar male di qualcuno. Perché il calcio è fatto pure da Donadoni, da Ballardini, da Benitez, da Di Matteo, quelli così. Donadoni: uno che certo non ha mai avuto l'arroganza di Lippi, ma gli ha dovuto lasciare la panchina della Nazionale, e adesso sta facendo fare al Cagliari un grande campionato. Ballardini: uno che nei ritiri si porta almeno due libri da leggere, e che ai tempi della Lazio aveva creato degli spazi di ascolto per accogliere i giocatori e farli parlare, gli dedicava tempo anche così, per seguirli, per capirli, per essere in linea con le loro teste. Benitez: uno che si presentò con i calzettoni colorati in conferenza, e subito venne preso in giro, non aveva la parlantina di Mourinho ma la preparazione sì, non aveva la stampa a favore e nemmeno lo spogliatoio, tenuto a pane e acqua come l'abate Faria, ma di calcio ne capiva più del suo predecessore e soprattutto successore. Di Matteo: uno che ha fatto la gavetta (da calciatore), e continua a farla (da allenatore); uno che nessuno gli ha mai regalato niente, ma che si è sempre guadagnato tutto, faticando, e scalando le gerarchie con la sola bravura, e con la passione per questo sport che in pochi gli riconoscono: in Inghilterra ha condotto il Milton Keines Dons in terza serie, e poi ha preso il West Bronwich Albion, facendogli riguadagnare la promozione in Premier League con tre turni di anticipo col secondo posto nella classifica finale della Championship, e poi quest'anno è stato fatto fuori dal presidente nella notte, e sulla stampa si è letta forse solo una riga. Loro, ti fanno riconciliare con questo sport. Loro, che vengono considerati marziani, cellule eversive del sistema. Uomini che hanno la volontà scolpita, prima che il corpo; persone con i sentimenti tatuati, invece che le braccia. Persone che sono già letteratura.

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Messaggio  Marco Mar Mag 10, 2011 2:31 am

Perchè uno come Rino Gattuso, campione del mondo e vicecapitano del Milan, ha festeggiato lo scudetto trascinando i propri tifosi a intonare il coro " Leonardo uomo di merda "? Si fosse limitato a un saltello sfottente, non avrei mai scritto questo commento: la pernacchia al rivale sconfitto fa parte del rito. Ma nell'insulto all'allenatore dell'Inter nemmeno un entomologo delle emozioni riuscirebbe a trovare tracce di ironia. Capisco l'antipatia del centrocampista per il suo ex mister, che quando allenava il Milan non lo prendeva in considerazione. Capisco meno la ragione per cui molti di noi, non solo Gattuso, abbiano bisogno di vomitare un'infamia per dare ali alla gioia. Cioè, la capisco benissimo. Siamo intrisi di rancore accumulato e inespresso. Verso i politici, i superiori, i colleghi, i congiunti. Una rabbia impotente, tipica di un'epoca di transizione che non offre risposte chiare alle angosce. Serve un capro espiatorio a portata di mano: la persona da cui si ritiene di aver subito un torto. E serve un momento di felicità per liberare senza sensi di colpa e la poltiglia dei brutti pensieri. Dopo lo sfogo non ci si sente migliori né appagati. Solo più vuoti. Auguro di festeggiare i trionfi non come Gattuso ma come Leo Messi, che quando fa goal non porta le mani alle orecchie e non tira calci alle bandierine del corner. Cerca il compagno che gli ha passato il pallone e lo ringrazia con un abbraccio. Per ricordare persino a se stesso, il più forte di tutti, che il calcio, come la vita, è un gioco di squadra. E scusate se è poco. Wink

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Messaggio  spain Mar Mag 10, 2011 5:03 am

E soprattutto Leo Messi sa giocare a pallone, Gattuso invece sa solamente rompere le gambe agli avversari. È possibile che nessun media si sia ricordato che un giocatore deve stare 2 mesi convalescente per colpa del recidivo Gattuso? .. certo la vittima si chiama Matteo Brighi e per di più gioca nella Roma ... è davvero triste che nessun giornale, radio, tv nazionale e soprattutto romana (vabbè che sò tutti laziali .. romanista compreso) si sia ricordato del centrocampista romano, ennesima vittima dell'animale gattuso.
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Messaggio  STEFANO MALFATTI Mer Mag 11, 2011 7:18 pm

L'argomento è importante è ben più complicato di quanto possa sembrare.
Il concetto basilare implica il rispetto delle regole, a volte non scritte come quelle che vigevano nel nostro vecchio mondo ULTRAS, questo vuol dire prima di ogni altra cosa stamparsi a fuoco nella mente che calciare un pallone prima di tutto vuol dire divertirsi e fare divertire, poi potremmo aggiungere il rispetto per l'avversario, che pure non guasta!
Il fatto è che dopo le belle parole seguono i fatti, che sono sempre ben diversi e che vengono notati solo quando riguardano gli altri e mai quando invece tirano in ballo vicende di casa nostra, e qui potremmo stare a parlare per ore perché la giostra riguarda tutti, nessuno escluso!!!
Non sta a me giudicare Gattuso per ciò che ha fatto se poi ripenso alla nostra vita ULTRAS e metto a fuoco ciò che è stato, certamente per tanta gente saremmo dei soggetti da condannare senza processo.
Il suo è stato un gesto estremo in un contesto esasperato dalla fresca rivincita nei riguardi degli odiati cugini, lui tifoso tra i tifosi a cantare quello che, più o meno, abbiamo cantato tutti almeno una volta nella vita.
Ma forse dovremmo guardare altrove ed incazzarci sul serio, perchè oggi in vetrina c'è Gattuso e lo vedono solo chi non ha vinto, ma allora dovremmo pure vedere Preziosi esultare in tribuna alla rete e ricordarci di quello che ha fatto neppure tanto tempo fa, oppure pensare ai Della Valle ed allo schifo delle partite taroccate, e che dire dei passaporti falsi di nerazzurra memoria e della strana storia di Lentini????????
Tralascio le vicende bianconere per umana pietà ma le conosciamo tutti come conosciamo tutti le "norme comportamentali" di Moggi ed i giochetti della GEA, e poi ancora, ecc, ecc, ecc!
Anche i nostri campioni in campo non sono esenti da critiche e per sgombrare il campo da strani pensieri potrei citare quelli di casa mia, ripensando alla partita di ieri sera non ho potuto fare a meno di notare l'assenza del capitano, poi sono andato a vedere come mai era assente e mi sono ricordato che quella di ieri è l'ultima giornata della squalifica che si è beccato dopo la finale dello scorso anno.
Quella sera siamo stati orgoglioso di lui perchè scalciando quell'idiota di Balotelli ha difeso l'onore ferito di Roma e dei romani, in realtà ci saremmo dovuti incazzare perchè da lui dovremmo pretendere ben altro, a cominciare dal fatto che lui alla squadra che rappresenta serve sopratutto in campo.
Calcioni e pugni tirati in pancia all'avversario sperando che nessuno lo veda come è accaduto col Milan sabato sera ti lasciano senza parole, come le gomitate di capitan futuro o l'espressione incomprensibile del francesino triste che si perde il pallone per strada.
Anche i giocatori che si buttano da soli in area cercando il rigore oppure provocano e poi al minimo contatto si gettano a terra tenendosi il viso tra le mani, dopo essere stati colpiti magari al fianco, dovrebbero essere cancellati.
Ripenso a quel buffone di Masiello in Bari-Roma, rivedo il contatto con Perrotta, si getta in terra, si rotola moribondo come fosse stato colpito da un TIR, come lui tanti altri di tutte le squadre, tanti cialtroni al servizio dell'inganno e dell'antisportività.
Parlavo l'altra sera proprio di Messi, di calci ne becca quanti ne vuole (del resto fermarlo pulito non è possibile) eppure il massimo della sua reazione è uno sguardo corrucciato rivolto al colpevole, poi di nuovo in piedi e via verso l'area avversaria.
Anche Brighi mi ricorda qualcosa di buono, mai una parola fuori posto e mai atteggiamenti sconvenienti, men che mai gomitate inutili e calcioni sparati ad alzo zero, maglietta sudata e sguardo concentrato, di certo non la classe di Messi ma una seriatà professionale di spessore.
Uno che con la frattura ha continuato a giocare, certo non la sapeva ma il dolore, quello si, che lo sentiva!!!!
Gattuso non gioca pesante, semplicemente non sa giocare pulito, non è nel suo DNA, a lui si chiede di fare quello che faceva, con estrema diligenza, il buon (!) Furino, chi fosse poi il tale in questione non è difficile scoprirlo.
Il calcio pulito?
Per favore, la domanda di riserva ..... Wink -sm-
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Messaggio  Marco Mer Giu 08, 2011 5:32 am


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Messaggio  Marco Mar Dic 20, 2011 9:48 pm

Sembra davvero che non ci sia limite, al degrado del mondo del calcio. E all’ipocrisia di tutti quelli che, soprattutto nelle pubbliche istituzioni e nei media, continuano a fare finta che si tratti ancora di un vero e proprio sport, ovverosia di una disciplina agonistica che metta al primo posto il confronto tra chi vi partecipa nel presupposto che a trionfare saranno i migliori. Non è più così. E non lo è più già da molto tempo. Una definizione in linea con la realtà è quella di “show a base atletica”, come il wrestling. E lo spazio giornalistico che gli compete, di conseguenza, è quello degli spettacoli. O magari dell’economia, visti i fiumi di denaro che scorrono intorno alle partite e la palude di debiti in cui la maggior parte dei club sta sprofondando. Eppure, il tabù persiste. E la messinscena continua imperterrita. Ogni tanto qualcuno insorge e scodella la sua filippica pseudo moralizzatrice, che peraltro è utile anch’essa ad alimentare quelle contrapposizioni tutte emotive che sono il fondamento dell’immenso business costruito sulla credulità dei tifosi. Dopo di che prosegue tutto come prima. O anche peggio. A indossare i panni dell’accusatore, oggi, tocca al presidente del Coni, Gianni Petrucci. Leggi le sue dichiarazioni e pare che lo abbiano appena eletto. E che finora, per di più, si sia occupato di tutt’altro. In tutt’altro Paese. Come minimo fuori dall’Europa. Più probabilmente in un angolo remoto del pianeta in cui le cronache del pallone non arrivano mai, o non riscuotono nessun interesse: un po’ come qui da noi il cricket, che per l’India è viceversa lo sport nazionale. Tuona Petrucci: «Ho visto che ieri c'è stata una assemblea della Lega di serie A. Bene, anzi male: hanno parlato solo di soldi, sempre di soldi. Non è possibile. Io non ce l'ho con Maurizio Beretta ma non hanno detto una parola sul tavolo della pace, e nemmeno sul problema delle scommesse. Niente, solo la divisione dei quattrini...». Appunto. Frasi che sarebbero comprensibili, e accettabili, se a pronunciarle fosse un neofita. Uno che non sa che schifo di fine abbia fatto il calcio professionistico negli ultimi anni. O negli ultimi decenni. Uno che essendo appena arrivato, da chissà dove, può restare credibile anche cadendo dalle nuvole e sorprendendosi dell’andazzo. Fino a indignarsi. Fino a pronunciare il più infantile dei commenti: quell’abusatissimo «non è possibile» che ambisce a suonare drastico come una scomunica e che invece si affloscia come una dichiarazione di impotenza, stante che si tratta di fenomeni conclamati e che si ripetono di continuo. Petrucci lo sa alla perfezione. Come scriveva nel 2008 Vittorio Zincone, introducendo una lunga intervista per Magazine, il settimanale del Corriere della Sera, «naviga nelle acque delle federazioni sportive da decenni. È stato ai vertici del calcio e del basket. Democristianamente, molto democristianamente, è riuscito a galleggiare in tutti questi anni e ora si appresta a portare per la terza volta alle Olimpiadi gli atleti italiani». Queste sono le premesse. E questi sono gli esiti. Verba volant. Scripta… pure.

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Messaggio  Marco Lun Gen 02, 2012 1:26 am

Non andrà in Nazionale, Fabio Pisacane. Perchè non ha avuto la ribalta mediatica di un altro "eroe normale", quel Simone Farina che, denunciando il tentativo di combine di Cesena - Gubbio, ha meritato pubblici elogi e l'invito ufficiale del CT Prandelli a partecipare al prossimo raduno della Nazionale italiana. La storia di Fabio Pisacane, difensore partenopeo classe '86, merita comunque di essere conosciuta, perchè i primi passi dell'inchiesta Last Bet sul calcio scommesse lo hanno visto coinvolto. E' il 14 aprile 2011, e Fabio riceve una telefonata dal direttore sportivo del Ravenna, prossima avversaria del suo Lumezzane. Il DS ravennate Giorgio Buffone gli offre 50 mila euro (in pratica, la metà dello stipendio annuale del giovane calciatore) per combinare la partita. Fabio attacca il telefono, non sa se accettare o meno, ci penserà. Alla fine decide di denunciare tutto: va al campo e racconta l'accaduto al suo allenatore, che gli dà pieno sostegno insieme alla società. Partono le indagini, ma anche la vita di Fabio Pisacane cambia: "Questa storia mi ha procurato tantissima ansia. In molti non mi credevano, in giro mi guardavano storto, come se fossi io quello dalla parte sbagliata". Oggi Fabio corre e suda per la Ternana, e sogna un azzurro diverso da quello della Nazionale: l'azzurro del Napoli, la squadra della città in cui è nato e per cui tifa. La sua storia non lo ha reso famoso come il suo collega Simone Farina, ma meritava comunque di essere raccontata. Perchè persone come Fabio e Simone hanno capito qual è l'unico modo per pulire il pallone dal fango delle scommesse, delle combine, delle intercettazioni e dei veleni: il sudore della fronte, l'impegno costante in allenamento e in partita, la fatica di stare, sempre e comunque, dalla parte giusta e onesta del sistema-calcio.

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Messaggio  Marco Dom Feb 12, 2012 9:00 pm

Emiliano Mondonico che vince a San Siro è l'immagine più bella dell'intero campionato. Il sorriso quasi imabarazzato di chi sa di aver vinto battaglie ben più importanti dice tutto sulla qualità di un allenatore perbene, come forse non ce ne sono più. Nota a margine: sarebbe interessante vedere la differenza di reazioni a parità di rigori non dati tra quello di ieri per l'Inter e quelli a milan e juve (rigorosamente in minuscolo). Due squadre che si riempiono la bocca quando si parla di stile: il bello è che non ne hanno neanche un pò. A parte questo, bentornato Mondo!

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Messaggio  Marco Mer Apr 04, 2012 12:13 am

Dunque sarebbe andata così. Gli ultrà del Bari si accorgono che i giocatori, praticamente retrocessi, vendono le partite. Ma anzichè redarguirli o denunciarli si mettono in affari con loro. Scommettono contro la propria squadra del cuore. E per farlo non scelgono una partita qualsiasi. Scelgono il derby col Lecce. Provo a immaginarmi mentre scommetto contro la Fiorentina in una sfida contro la Juventus e al solo pensiero vengo sopraffatto da brividi di sgomento per un simile atto contro natura. E questi sarebbero dei tifosi? I tifosi del Bari, quelli veri, entrano allo stadio ignari. Par di vederli prendere posto sui gradini con i figli appesi a bandieroni più grandi di loro. "Papà, oggi vinciamo, vero?". E in quella domanda risuona ancora una fiducia totale nell'andamento lineare del mondo. Comincia la partita e le cose per il Bari si mettono male: il Lecce segna un gol. Ma si può sempre rimontare, niente è più bello di un derby vinto in rimonta. Poi il leccese Jeda spara un cross innocuo in mezzo all'area barese e il difensore Andrea Masiello si avventa sul pallone a gambe sguainate. Col primo piede lo manca, ma lo colpisce col secondo. E come lo spigolo di un flipper lo sospinge in fondo alla rete. Un autogol talmente sguaiato da sembrare sincero persino ai telecronisti più sgamati. Masiello perfeziona l'inganno con gesti da attore consumato: prima si butta all'indietro e poi si siede per terra, la testa reclinata sulle ginocchia. È una réclame della disperazione. Penso al bambino col bandierone sugli spalti, alle sue lacrime irrefrenabili, perchè tutti i maschi da piccoli hanno pianto una volta alla fine di un derby perduto e per molti di loro, di noi, è stato il primo appuntamento con la durezza della vita e dei suoi verdetti spesso incomprensibili. In questo caso il verdetto è truccato. Il difensore infame ha preso duecentotrentamila euro per "cristallizzare" il risultato, come egli stesso ammette con linguaggio assurdamente forbito nella confessione controfirmata davanti agli inquirenti. Duecentotrentamila euro per far piangere tanti bambini e far guadagnare tanti soldi agli ultrà e ai compagni di squadra coinvolti nella truffa. E pare che non finisca qui. Grazie alla vittoria "cristallizzata" da Masiello, il Lecce infatti è salvo con una giornata di anticipo e alcuni suoi giocatori possono tranquillamente vendersi l'ultima di campionato contro la Lazio. Questa, almeno, la convinzione della magistratura. Sta di fatto che il giorno dopo l'allenatore del Lecce straccia il contratto e se ne va senza dare spiegazioni. Le scommesse nel calcio sono come il doping nel ciclismo: molti le praticano, tutti lo sanno, nessuno ne parla. Lo chiamano "quieto vivere", ma il suo nome vero è "omertà".A questo punto dovrebbe partire il pistolotto moralista contro il pallone, specchio e metafora di una società avida e sregolata: Masiello come i broker di Wall Street. Il quadro è disperante, perchè a vario titolo coinvolge tutti gli attori (è il caso di dirlo): giocatori, allenatori, dirigenti e ultrà. Un sistema di professionisti cinici che campa sulle spalle di alcuni milioni di creduloni che continuano a pagare il biglietto o l'abbonamento televisivo per nutrirsi di emozioni sempre più edulcorate. Ma in attesa dell'illuminazione collettiva che cambierà la natura umana, o semplicemente dell'esplosione di questo giocattolo gonfiato da troppi soldi, partite, interessi, mi permetto di proporre una soluzione che ai ladri toglierebbe, se non la voglia, almeno l'occasione per rubare. I playoff. Un campionato a sedici squadre che finisca a Pasqua e poi lasci il posto a due tornei a eliminazione diretta: fra le prime otto per lo scudetto e fra le ultime otto per la salvezza. Così tutte le sfide di primavera diventerebbero decisive e sarebbe molto difficile architettare giochi sporchi. La condizione ideale per la truffa è che una delle due squadre, come il Bari di Masiello in quel derby, non abbia più stimoli sportivi. Solo i playoff garantiscono la par condicio. La garantiscono prima, quando le partite contano poco. E dopo, quando contano troppo, ma sempre per entrambi. Certo, che pena. Mi torna alla mente l'ultima intervista a Giorgio Bocca in casa sua. Dopo averlo sentito enumerare per due ore le nefandezze del mondo, gli fu chiesto: ma secondo lei esiste ancora qualcosa di pulito in cui credere? Gli occhi di Bocca si illuminarono: "Oh sì! Un bicchiere di vino rosso e una bella partita in tv". Come tutti i vecchi, era tornato bambino. Non ebbero il coraggio di rovinargli l'incanto, suggerendogli di circoscrivere i suoi sogni di purezza al vino.

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