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Sciopero delle deleghe

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Messaggio  Marco Mer Ago 24, 2011 7:52 pm

E se invece dei calciatori scioperassimo noi? Se decidessimo di colpo e tutti insieme di diventare adulti, smettendo di delegare il nostro umore a bande di mercenari con procuratori al seguito? Per me è più facile, la mia squadra non vince mai niente Crying or Very sad . Ma è come smettere di fumare: con un po’ di sforzo possono farcela tutti. Il baraccone del calcio si regge su un incantesimo collettivo. Per rivivere le emozioni pure dell’infanzia, il tifoso finge di credere che quei ragazzotti con l’amata divisa indosso siano i suoi avatar. Trasferisce le sue rabbie e le sue speranze a giocatori che non le condividono: perché ignorano la storia del club e perché comunque non gliene importa niente. Sono lì per guadagnare. E per vincere. Ma vincere per se stessi e i propri compagni. Mica per noi. Nelle interviste ci incensano, ma in cuor loro ci considerano dei pirla. E hanno ragione. I calciatori sono una casta che ci sfrutta, esattamente come quell’altra. Il parallelo è impressionante: anche in politica deleghiamo a professionisti prezzolati la realizzazione dei nostri desideri, imprestando loro ansie di cambiamento che essi fingono di sottoscrivere nei comizi, per poi irriderle e svilirle nel chiuso degli spogliatoi (pardon, delle aule parlamentari). Mentre noi con la bava alla bocca ci dividiamo fra destra e sinistra, Inter e Milan, i nostri avatar vanno a cena insieme, badando ai loro interessi comuni. Il rimedio? Una cura choc: stadi vuoti, urne vuote. E’ ora di ritirare le deleghe e di diventare tifosi di noi stessi.

Marco

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Messaggio  Marco Dom Set 04, 2011 8:55 pm

Leggendo i quotidiani, d'estate, e guardando poca tv, il primo pensiero è stato il solito, il calcio è peggiorato. Nei toni, nelle facce, nelle discussioni. Con De Laurentiis, che tutti ricordiamo correre via sopra uno scooter di un passante fuori dalla Lega calcio, dopo aver fatto l'ennesimo show davanti alle telecamere; con Zamparini, e quel suo malvezzo di mandare via allenatori ed umiliarli pubblicamente, salvo poi richiamarli, e rimandarli via, e dire che vuole lasciare la poltrona, e poi non lo fa; con Cellino, e il suo Cagliari che è un gioiellino, ma che è riuscito a renderlo meno brillante, mandando via Donadoni senza un limpido perché. E poi il mercato, che fino all'ora della chiusura, non ha entusiasmato nessuno. Con Eto'o, la sua fuga in Russia, l'età che non si capisce bene, come neppure quella di Cissè. Con Delio Rossi, che tutti rivogliono sempre come allenatore. Con l'accozzaglia di giocatori presi dal Milan e dalla Juve, senza tanto senso. Con quell'sms di Zarate a Moratti, e quell'altro di Baldini a Totti. Con quello sciopero dei calciatori/miliardari, che comunque rimane il male minore. Per fortuna, c'è la serie B, che ci riconcilia un po' con il calcio giocato. E alcune partite di calcio estero. Ma la vera chicca arriva da un documentario, che si vedrà in anteprima mondiale al Festival di Venezia, il 5 settembre per l'esattezza. Dunque, la serie B. Belle partite viste finora. Una su tutte: il Pescara di Zeman contro il Verona di Mandorlini, e quel 2-1 perfetto. Ma oltre a Zeman, che qualche sorriso lo regala sempre, c'è il Torino, c'è la Sampdoria, c'è il Bari, c'è il Brescia, tutte squadre affascinanti. E c'è il Gubbio, da seguire, anche solo per il fatto che il paese conta 30 mila abitanti. Anche se il Napoli, nel campionato maggiore, è sempre quello che attira più entusiasmi. Basta ricordare che 27 mila spettatori sono andati al San Paolo, in piena estate, per vedere la squadra A contro la squadra B, giocare una partita di riscaldamento. E i rinforzi definitivi, a mercato chiuso, faranno il resto: e forse parlare di scudetto non sarà più un eccesso. C'è Pandev che addirittura farà la riserva, e infatti la forza del gruppo sta nei rincalzi, che assicurano a Mazzarri un'ampia scelta, visto anche il doppio impegno in campionato e Champions. Ma veniamo al film. Si chiama "Il Mundial dimenticato", i registi sono Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni. Parla dei Campionati del Mondo del 1942, giocati in Patagonia. Ed è una straordinaria ricostruzione, interessante e coinvolgente, di quel Mundial che per decenni è rimasto avvolto nella leggenda, e mai riconosciuto dagli organi ufficiali dello sport: con aneddoti, resoconti dettagliati dei protagonisti scesi in campo, immagini storiche, interviste inedite, che si alternano ad una ricca documentazione (fotografie, giornali locali, lettere, diari privati), raccolti dal giornalista argentino Sergio Levinsky. Insomma, vale la pena guardarlo. Perché nessuno ne parla, ma quel Mondiale si è giocato, e in questo film si scoprirà pure il vincitore. Dopo il nostro (del '34), e quello vinto sempre da noi (nel '38), giocato in Francia, si è giocato questo. E c'è pure Roberto Baggio a ricordarlo, e anche Jorge Valdano, e Gary Lineker, come riportato nelle prime scene. Hanno giocato le loro partite, durante la guerra. Con la Germania che aveva l'obbligo di vincere, pure contro gli indiani, e invece, in una finale, e in un finale, mozzafiato, si scoprirà che ad alzare la Coppa Rimet, saranno i Mapuches.

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Messaggio  Marco Gio Set 08, 2011 10:33 pm

Le ragioni dei tifosi: 'stadio sì' contro 'stadio no'

STADIO SI

Quelli che io non mollerò mai. Perché poi, scusate: ma che c´entra lo stadio con la tv? La tv è l´ultimo disperato appiglio in caso di eventi imprevisti o inimmaginabili. Una invasione di cavallette, per esempio. O se hai la febbre. Oltre i 39, però. Se quel giorno ti sposi perché quando hai fissato la data delle nozze non era ancora stato deciso il calendario del campionato e non sei riuscito/a a spostare l´evento e il rinfresco già prenotato. Poi seguono poche e rare eccezioni. Ma no, la tv è un´altra cosa. E anche se fa rabbia alla fine chi se ne importa se il calcio non è più quello di prima. Galliani, Abete, la Juve, il conflitto di interessi, gli arbitri: cambiano i nomi (neanche sempre, per la verità), ma la Fiorentina è la Fiorentina, che c´entra la maglia viola con questo mondo di avidi incalliti? Con lei tu ci convivi, mica è una storiella da qualche volta e via. Quindi non puoi certo concepire un rapporto a distanza. E ci sono riti che nessuno potrà mai uccidere. Sono tuoi e sempre lo saranno, anche se fanno di tutto per mandarti via.
L´erba, intanto. Il colore, l´odore che a volte solo immagini. Le bandiere. Quel clima di attesa. Gli amici da salutare all´angolo col viale dei Mille prima di entrare. Il caffè. Le premonizioni tecnico-tattiche mentre aspetti che Narciso inizi a cantare. E l´inno in tv non si sente o si sente appena. O magari ci passano sopra la pubblicità. Oltraggio. E poi vuoi mettere alzarti in piedi battere le mani mentre ti finisci la gola col labaro viola? Ma dai, non scherziamo. E non parlate di entusiasmo sfiorito. Sì, certo, non è più come prima. Cioè, aspetta. Due anni fa la gente c´era. E allora? Allora forse basterà giocare a pallone. La squadra è buona e il fatto che non ci fili nessuno potrebbe essere un´arma in più. Sì, dai, proviamo a sorprendere chi non crede in noi. Il resto non conta. Se hai visto Bruzzone e Rebonato, Zagano, Delli Carri o Maspero adesso puoi solo rifarti gli occhi. E poi basta con tutte queste polemiche: si parla, si discute, magari si alza la voce, ma alla fine si tifa Fiorentina. E se manca un po´ di cuore, il cuore iniziamo a metterlo noi: coi cori, con gli applausi, col volume che sale. Inutile piangerci addosso se non sembra più come un tempo. Perché Firenze a volte si nasconde. Ma poi risbuca fuori. E allora vuoi mettere poter dire: io non ho mai mollato, anche quando la fuga dal Franchi sembrava essere diventata una moda? Insomma, l´abbonamento è un atto di fede. E la fede non è che dipende da questo o quell´allenatore, questo o quel presidente. E comunque, pensandoci bene, lo stadio è anche una piccola fuga dal mondo. Breve, intensa, vera. E´ una specie di ricreazione, una fantastica alternativa al pranzo coi suoceri. E una possibilità di dire la tua. E anche di urlarla. Perché dalla tv fare il tifo non è possibile. Da lì l´emozione è un´altra storia. La tua donna preferisci baciarla o guardarla attraverso un vetro? Domanda inutile, no?


STADIO NO

Quelli che non ce la fanno più. Niente abbonamento. Basta. Fedeli per anni, magari per una vita. Quella passata a leggere di acquisti e di cessioni, di speranze vere o solo presunte e poi subito in coda sotto il sole per non perdere il posto. Quel posto che magari prima era del babbo, colui che ti ha iniziato al culto della Fiorentina. Una fede assoluta. Che non perderai mai, anche se ora il Franchi te lo vedi da lontano, anche se dici che questo calcio sì, insomma, non lo senti più tuo. Però come era speciale quello stadio: quel luogo di ricordi e di amicizie, di abbracci sconosciuti e maledizioni lanciate senza pietà laggiù sul campo. Quante storie. Ma no. Non è più il tempo. Ci sono i soldi, che non bastano mai. Ci sono i giorni che cambiano, gli orari pure e la pioggia che resta pioggia da una vita: Dal "Novantesimo" con Marcello Giannini che strizza la domenica in pochi minuti, dal punch al mandarino, dalla cassatina, da giorni di paure e tormenti, da istanti di adrenalina impazzita e gioie veloci da tenersi dentro per sempre. Vittorie o noia, sconfitte o chissà cosa. Sì, sì, proprio così. L´acqua resta acqua. Il freddo pure, mentre a casa ti metti lì e con pochi euro al mese la Fiorentina te la vedi tutta coi figli, gli amici, una pizza al volo, un birrino e imprecazioni libere dopo aver tappato le orecchie ai bimbi (forse).
E poi in tv agguanti dettagli mai immaginati. Ci sta che qualche amico ti chiami durante la partita. Lui è allo stadio e chiama te. Roba da matti: ma era rigore? E tu che sei dall´altra parte della città riguardi le azioni e offri certezze a chi è lì a due passi. Oddio, due passi. Le curve del Franchi offrono una prospettiva fantasiosa. Diciamo che serve immaginazione. Però l´amore è amore. Nonostante il potere dei soliti noti. Anche una volta, certo, era così. Però allora non c´erano i milioni delle tv e senza quelli i potenti non possono fare più i potenti e i prepotenti. Loro in Champions ci devono stare. Per forza. Hanno monti ingaggi da grande Europa. Star fuori è un rischio troppo grosso. Certo, può accadere. Ma le possibilità che questo avvenga vanno ridotte al minimo. E così ti dicono che col settimo monte ingaggi se arrivi settimo hai fatto il tuo, se arrivi più in alto hai vinto il tuo scudetto. Beh, non fa una piega. Dal punto di vista aziendale i conti tornano. Se non fosse che dentro a quello stadio tu hai imparato a sognare. E se la ragione ti dice che oggi le cose girano così, la passione ti soffia che non è più come prima. Eppure spesso ti sei chiesto se tutto questo è giusto. Poi ti guardi in giro e vedi che dal tuo stadio ti hanno quasi spinto via: i tornelli, le tessere, un abbonamento che per passare di mano devi organizzarti in tempo perché sennò addio. Beh, anche se la squadra non è male stavolta sarai tu a decidere quando andare a trovarla. Una scelta di vita. Sofferta. Magari temporanea. In attesa che accada qualcosa di nuovo. Perché quel mondo di ricordi non è solo cambiato. Quel mondo non c´è più. Resiste la maglia viola, però. E allora chissà, magari un giorno...
Benedetto Ferrara - La Repubblica

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Messaggio  Marco Ven Feb 03, 2012 4:02 am

Siamo alla resa finale dei conti, l'inchiesta delle scommesse che ci veniva propinata “ad arte” come una mezza bufala, una storiella di poco conto, emerge oggi in tutta la sua drammaticità. Dalla procura di Cremona arrivano notizie che possono mettere una pietra tombale su quel che resta della credibilità del calcio italiano. Si parla di imminenti nuovi arresti. Le parole del PM di Cremona Di Martino tuonano nel silenzio degli organi federali: "Il campionato di serie A 2010-2011 è un campionato falsato". Ed insiste: "Alcune squadre hanno compromesso la genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione all’Europa League, altre ancora singole partite. Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l’intero torneo è da considerarsi compromesso". Le gare su cui gli investigatori di Cremona hanno ormai la certezza che si tratti di combine sono: Napoli-Sampdoria (4-0); Brescia-Chievo (0-3); Brescia-Bari (2-0); Genoa-Roma (4-3); Bari-Chievo (1-2); Parma-Bari (1-2); Chievo-Sampdoria (0-0). E sono probabilmente destinate ad aumentare. Nell'inchiesta rischia di finire anche Dainelli, chiamato in causa da alcuni pentiti. E ora la Lega e la Federazione che faranno? Noti per temporeggiare, per rimandare sempre, si ritrovano tra le mani l'ennesimo scandalo che a livello mondiale farà precipitare l'immagine del calcio italiano. Non sono riusciti a distanza di cinque anni ad uscire da calciopoli e adesso siamo alle solite. In qualsiasi paese civile Abete e Beretta darebbero le dimissioni, qui no ma noi siamo l'Italia... Probabile che Palazzi applichi “pene esemplari” ai giocatori coinvolti ed eviti di coinvolgere le società, altrimenti si sarebbe costretti a riscrivere il campionato in base alle penalizzazioni e siccome avrà poco tempo per muoversi si finirà … all'italiana... ma qualsiasi strada Palazzi percorrerà il giocattolo si è rotto. Questo strano paese dove da anni è in atto una sorta di guerra ai tifosi, dove la passione calcistica è stata uccisa, il calcio svenduto alle Tv. Un paese dove fare un biglietto per un minorenne è un'impresa, dove si gioca di mercoledì con -10° e gli stadi vuoti. E fermiamoci qui, altrimenti rischiamo di essere ripetitivi. Eppure nulla si fa per migliorarlo questo calcio e ciclicamente ecco gli scandali, mentre i presidenti litigano anni interi sull'ultimo centesimo da spartirsi. In un paese dove gli stadi cadono letteralmente a pezzi, cala, anche se lentamente il sipario il calcio. Abbiamo un solo modo per salvarlo, azzerare i vertici della Lega e della Federazione sostituendoli con persone estranee agli interessi delle lobby calcistiche e rimettere i tifosi al centro del calcio, altrimenti il futuro è scritto.

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