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Quando Galdiolo firmava gli autografi, l'articolo di B.Ferrara

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Messaggio  Marco Dom Mag 09, 2010 1:29 am

Persona che stimo da sempre, con cui ho avuto la fortuna di parlare sia realmente sia sul web, fiorentino e tifoso vero, giornalista a testa alta appasionato di un calcio che non c'è più.

" Una nuvola di bimbi davanti alla grande porta verde dello stadio "Comunale". Esce a piedi quello spilungone di Galdiolo, con la testa bagnata. Dietro a lui De Sisti. I ragazzini li circondano e gli mettono sotto il naso dei foglietti e una penna per gli autografi. I calciatori firmano, sorridono, se ne vanno. I bimbi confrontano i loro trofei e ridono felici. Una ventina di anni dopo uno di loro è sempre lì, con un blocchetto stretto in mano. Sei, sette giornalisti in tutto. I giocatori escono dallo spogliatoio e si fermano a parlare. Ognuno può intervistare chi vuole. In realtà, fino a qualche mese prima, si poteva entrare anche negli spogliatoi.

Poi il sistema è cambiato, perché la collega donna, tra l´altro la più brava del gruppo, era costretta a restare fuori per ovvie ragioni. Perfino Roberto Baggio, nell´anno del tormentone Juve si-Juve no, era sempre costretto a fare i conti con quei taccuini. A volte una battuta, a volte due, a volte solo un sorriso e a volte neanche quello. La figura dell´addetto stampa ancora non esiste. Esistono i giocatori. Gli allenatori. I dirigenti. E ognuno dice più o meno quello che vuole.
Esiste un calcio vintage che, messo a confronto con quello di oggi, sembra la carta da parati sbiadita della vecchia zia. I soldi delle tv hanno fatto saltare il banco. L´evoluzione del sistema dell´informazione ha quasi azzerato rapporti umani, moltiplicato i silenzi e scatenato l´onda d´urto delle notizie, quelle che una volta viaggiavano lente da un giorno all´altro e che oggi sul web schizzano nel cielo del tempo reale. Eppure non sono passati neanche tanti anni da quando Vincenzo Macilletti, addetto stampa sintatticamente creativo dell´era marchiata Vcg, entrava in sala stampa con un grande foglio in mano. Ogni giornalista scriveva il suo nome e, accanto, quello del giocatore che desiderava. Il mitico Vincenzo andava nello spogliatoio e chiedeva a Batistuta o Rui Costa (campioni veri): volete parlare con questo o quello? Sì, no, un´altra volta. Erano loro a decidere. Allora i giocatori andavano ancora in tv. Esistevano, avevano un contatto reale con i tifosi, partecipavano più o meno volentieri alle cene dei Viola club. Chi se la tirava di più, chi di meno.
Ma, anche in ritiro, si facevano circondare dall´affetto della gente, si fermavano a parlare, a firmare autografi. E magari lo farebbero anche quelli di oggi, perché i giocatori sono comunque dei ragazzi. Famosi e fortunati, sì, ma non per questo per forza maleducati, anche se c´è anche chi si sente una rockstar. Ma oggi non è più possibile e anche l´estate spesso è un´altra storia: il campo è circondato da body guard palestrati con auricolare che neanche Matrix, le reti tengono lontana la gente che ha speso soldi per vivere accanto ai loro idoli. Oggi esistono i contratti da rispettare con le tv. Il resto lo decide la società. E´ un suo diritto. Incontestabile. Anche perché intorno al pallone ogni giorno volano notizie (vere ma anche verosimili) come pallottole. Se un sito internet rumeno riprende una dichiarazione rilasciata da un giocatore a caso a una radio di Bucarest, nel giro di sei minuti i siti la riprendono, le radio la rilanciano e quasi certamente il giorno dopo molti quotidiani la mettono in pagina. Magia delle global news. Tutto bello. Ma tutto anche rischioso, nel caso in cui qualcuno si sia dimenticato di verificare. E così il controllo delle società sui media diventa una priorità assoluta. Si temono parole sbagliate, le solite interpretazioni fuorvianti e perfino sondaggi che diano risultati scomodi. La logica è quella del bunker. L´importante è ridurre i rapporti al minimo. Un giocatore la settimana. Il tecnico (finchè non diventa scomodo anche lui), alla vigilia della partita. Dirigenti a volontà, perché controllare se stessi e ciò che si dice è facile per tutti. O quasi tutti.
D´altra parte, se vuoi veicolare la tua versione dei fatti o lo fai in prima persona o trovi chi si presta a farlo per te. Quindi, in realtà, i media servono eccome. E spesso fanno anche comodo a far passare messaggi nei momenti più delicati. E questa è la logica di sempre. Solo che trovare chi ha ragione in questa storia non è facile. Perché se è vero che oggi, in generale, ai potenti servono più i servi che gli alleati, è anche vero che una società di calcio ogni giorno si trova sotto tiro: critiche benevole e costruttive ma a volte anche pesanti e "cattive". E se da una parte la Fiorentina segue la logica dell´evoluzione mediatica con un bel sito che trasmette notizie e conferenze stampa secondo i canoni più evoluti della comunicazione, c´è chi ha lavorato a lungo nel tentativo di mettere su una trasmissione prima televisiva e poi radiofonica che proponesse il Fiorentina-pensiero in modo quotidiano. Un modo per rispondere a eventuali critiche in modo diretto. Una cosa giusta? Chissà, forse sì. Resta il fatto che il Cda fino ad oggi l´ha bocciata. Forse perché basta un sito interattivo gestito da ottimi giornalisti a portare avanti il pensiero della società. Oltre alle interviste, chiaro. E ai classici monologhi. Resta il fatto che i tempi del calcio umano sono altrove. Oggi trenta giornalisti (radio, giornali tv e siti web) davanti agli spogliatoi non avrebbero senso. E, per fortuna, l´addetto stampa della Fiorentina è un professionista capace ed entusiasta. Però la sensazione che in giro ci sia una paranoia eccessiva è abbastanza diffusa. In questi anni la Fiorentina ha fatto grandi cose e nessuno lo ha mai messo in dubbio. Ma per i media farsi qualche domanda ogni tanto è un dovere. Così come replicare è un diritto sacrosanto. E forse basterebbe un po´ più di buon senso da parte di tutti per uscire da strane angosce da assedio quotidiano. In fondo parliamo di pallone. O no? "


BENEDETTO FERRARA
FONTE LA REPUBBLICA

Marco

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Messaggio  Antiche Genti D'Italia Dom Ago 01, 2010 12:50 pm

Galdiolo.. Qualche anno fa, quando vendevo ancora per la vecchia azienda,ho avuto la fortuna di capitare casualmente a casa sua sopra le colline forlivesi..Fortuna perchè mi sono imbattuto in una bella casa, famiglia a modo e con una buona disponibilità economica e riusci' anche a vendere.. Il mio collega mi fece notare che "LUI"aveva giocato anche in serie A e allora provai a fargli qualche domanda..MI colpì la discrezione con cui parlava di un ambiente di cui sapeva sicuramente molto ma di cui diceva 'poco'..forse perchè il suo entusiamo ora era tutto per la squadra locale con cui collaborava..Lontano dai riflettori ma vicino al mondo dei suoi ragazzi , tutto per vera PASSIONE..

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Messaggio  STEFANO MALFATTI Mer Set 01, 2010 5:38 am

Figurina rara di quell'album del 1974-75, almeno per me, 'mazza quanto mi ha fatto penare per trovarla.
E lo vedo sempre grosso, con quel taglio antico dei capelli, quella maglietta stretta stretta, calzoncini neri e quei duelli rusticani con Pierino la peste o Prati se preferite!

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